CI SONO abbastanza prove scientifiche sulla maggior parte degli effetti terapeutici che la marijuana potrebbe avere così come sui possibili rischi associati al suo utilizzo. A sostenerlo è una recente revisione scientifica condotta dalle National Academies of Sciences, Engineering and Medicine che ha portato all’elaborazione di ben cento conclusioni sull’efficacia medica di questa pianta.
Uso terapeutico e liberalizzazione. Si tratta della più ampia revisione scientifica realizzata dal 1999, quando gli stati della California e dell’Arizona approvarono le prime leggi sull’uso terapeutico della cannabis ed è stata condotta da sedici esperti in vari campi tra cui neurologi, epidemiologi, oncologi e psichiatri infantili. "In realtà, la maggior parte degli usi terapeutici della marijuana non sono legati agli effetti benefici della pianta", spiega Sean Hennessy, docente di epidemiologia presso l’Università della Pennsylvania e membro del comitato di esperti che ha condotto la revisione scientifica su oltre diecimila studi. "C’è stata un’esplosione di letteratura sin dal 1999. Abbiamo passato in rassegna centinaia di abstract", spiega Robert Wallace, docente di epidemiologia presso l’Università dell’Iowa College of Public Health e anch’egli membro del comitato revisore.
Nausea e dolore cronico. Allo stato attuale delle ricerche, si può concludere che effettivamente i cannabinoidi, composti derivati dalla marijuana, sono utili per il trattamento di nausea e vomito indotti dalla chemioterapia. “Si tratta di effetti che conosciamo ormai da anni” commenta Paolo Poli, presidente della Società scientifica di ricerca sulla cannabis (Sirca) e direttore della Terapia del dolore del Gruppo ospedaliero San Donato di Como e Monza. Marijuana “promossa” anche per il trattamento del dolore cronico, in particolare per gli spasmi associati alla sclerosi multipla. “La cannabis è utile in tutte le patologie del sistema nervoso centrale come Sla, Parkinson e contro gli spasmi. Anche in casi di lesioni midollari e di crisi convulsive in bambini farmacoresistenti. Con la fibromialgia dà risultati eccezionali ed è in via di pubblicazione un mio studio sul tema” spiega Poli.
“Ho avuto pazienti che hanno preso qualsiasi farmaco per alleviare i dolori, spendendo molto, e che ora grazie alla cannabis terapeutica hanno potuto eliminare tutti gli altri farmaci e ritrovare una buona qualità di vita. Funziona nelle patologie reumatologiche come le forme autoimmuni: i pazienti ricorrendo alla cannabis possono rinunciare al cortisone”.
Non incide sul cancro. Fumare marijuana non è come fumare una sigaretta, nel senso che non ci sono evidenze che possa provocare – come avviene per il tabacco – tumore a testa, collo e polmoni. La ricerca evidenzia soltanto che fumare marijuana regolarmente è un’abitudine associata alla bronchite cronica e alla produzione di muchi.
Scarsa efficacia. Gli usi per i quali è stata trovata solo una “limita...
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