Di questi tempi molti fattoni non sono più fatti – e pensate un po’, gli sta bene così. Consumano prodotti ricchi di CBD, un composto che offre i benefici medici della marijuana senza gli “effetti collaterali”. Si tratta di una sostanza naturale che, a differenza del THC, non è psicoattiva.
Facciamola breve: il THC è quella sostanza che ti rende fatto; il CBD, invece, non ha effetti psicoattivi ma mantiene i benefici medici. O almeno così dice un numero crescente di professionisti del settore. Qualcuno ne avrà sentito parlare per il trattamento dell’epilessia – negli states la questione è diventata di dominio pubblico nel 2013, con la storia di Charlotte Figi, una bambina epilettica di 5 anni che grazie all’olio al CBD ha migliorato la qualità della sua vita.
Da allora la sostanza è finita in un numero infinito di prodotti: bibite, birre, gomme, cibo per animali e chi più ne ha più ne metta. Pillole e oli sono in vendita (anche qui in Italia, ndt) in negozi specializzati, ma la situazione è piuttosto confusa. Se la marijuana è illegale, come è possibile che questi negozi esistano? Che cosa fa di preciso il CBD?
«La sostanza ha proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti, importanti per un grandissimo numero di malattie», dice Lihi Bar-Lev Schleider, a capo del laboratorio Tikun Olam, in Israele. Considerando l’assenza di ogni effetto psicoattivo, i prodotti con il CBD sono sempre più attraenti per chi ha bisogno di alternative farmacologiche.
Secondo la legge federale americana, comunque, la cannabis è una droga Schedule I, cioè ad “alto rischio” di abuso e non accettabile come trattamento sanitario. Ed è per questo che la DEA, per capire se un prodotto è legale o meno, deve capire da che pianta è stato estratto il CBD, se marijuana o canapa. Entrambe derivano dalla stessa specie, e per farla brevissima la canapa è marijuana senza il THC (o meglio, dove la percentuale di THC è inferiore al 3%). Tecnicamente il CBD è lo stesso in entrambe le “versioni”, ma a livello legale solo una è accettabile.
Perché il limite del 3%? La risposta è in un report del 1976, una misurazione scientifica che non fu pensata per una distinzione legale tra marijuana e canapa. Tuttavia nel 2014 la Federal Farm Bill l’ha sfruttata esattamente per questo, codificando la differenza tra le piante e legalizzando la canapa industriale. Tutto il CBD consumato negli Stati Uniti, invece, proviene da piante importate da Israele e Unione Europea.
Il problema non si pone, ovviamente, negli stati dove l’uso ricreativo della marijuana è legale. Tuttavia gli standard sono diversi zona per zona, e solo in Idaho, Kansas, Nebraska e South Dakota l’uso medico del CBD è illegale. E la qualità? C’è un tipo di CBD superiore agli altri? Non esiste una sola risposta. Pamela Hadfield, co-fondatrice di HelloMD.com, una guida online alla cannabis medica, ritiene che la sostanza soffra di “bioaccumulazione”, cioè assorbe contaminanti dal terreno. «Lo fa in...
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